La domanda non è più se si debbano adottare metodi sostenibili per lavorare, produrre e consumare, ma piuttosto quali sono le migliori strategie e i migliori metodi per farlo. La domanda da parte dei consumatori di prodotti e servizi sostenibili non è mai stata più alta, e le aziende non sono mai state sottoposte a tale scrutinio. I vostri clienti non solo si aspettano credenziali ambientali riconosciute: sempre più spesso le richiedono – e vogliono che voi tracciate il vostro progresso nel raggiungerle. I giovani consumatori di oggi, con il loro potere d’acquisto in crescita, intensificheranno queste richieste. Come potete mostrare loro che state agendo in modo deciso e quantificabile verso un pianeta più equo e verde? La sfida non è mai stata così impegnativa. Lontana dall’avere un impatto limitato a prodotti e aziende, la sostenibilità ridefinirà interi sistemi economici. E gli stampatori non possono permettersi di sedersi sugli allori – la loro sopravvivenza dipende dalla loro spinta verso il cambiamento. Nient’altro soddisferà i consumatori.

Cosa sono gli obiettivi di sviluppo sostenibile ONU?

I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU sono stati formulati nel 2015 per mettere fine alla povertà e lo sfruttamento combattendo il cambiamento climatico e i danni ambientali. Vanno da “Povertà Zero” a “Parità di genere”, “Consumo e produzione responsabile”, e “Pace e giustizia”. Gli obiettivi spaziano attraverso tutti gli aspetti del business e della società, e la loro quantità e le loro alte aspettative possono intimorire. Ma non si tratta di ambizioni vaghe e irraggiungibile: sono una lista di misurazioni concrete e realizzabili verso cui possiamo tutti cominciare a lavorare, a partire da oggi. Sono anche un punto di riferimento per un cambiamento di paradigma nelle aziende – contribuire in modo positivo non solo al consumatore, ma anche alla società, all’economia, e all’ambiente in generale.

Forse il vantaggio più importante per le aziende è come vengono percepite dai clienti, la cui antenna sostenibile è sempre più sensibile. 

Prima di tutto, non ci si aspetta che ogni azienda cerchi di raggiungere tutti i 17 obiettivi contemporaneamente. Concentratevi su uno o due obiettivi per cominciare – ogni azienda può fare dei passi concreti verso il raggiungimento di tutti gli obiettivi. Infatti, molti stampatori potrebbero già essere a metà strada, in quanto alcune scelte intelligenti ed economicamente vantaggiose sono anche obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU, come lo smaltimento efficiente e pulito delle acque reflue, l’utilizzo della stampa digitale dove possibile, il riciclo e l’utilizzo di fonti di energia economiche, pulite ed efficienti. Forse il vantaggio più importante per le aziende è come vengono percepite dai clienti, la cui antenna sostenibile è sempre più sensibile, man mano che scoprono la delocalizzazione di attività difficili come il carbon offsetting, e non solo si aspettano, ma anche richiedono credenziali ambientali riconosciute e misurabili. La semplicità degli obiettivi di sviluppo sostenibile li rendono un ottimo strumento orientato verso i clienti per mostrare il vostro percorso verso un mondo più equo, verde, e produttivo. A partire dal 2021, l’UE non permetterà di tenere conto degli offset verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzioni delle emissioni, eliminando così una scappatoia per le aziende che non vogliono veramente impegnarsi in un cambiamento puro e sostenibile.  Per esempio, gli stampatori non sono i più grandi colpevoli nell’industria della moda – almeno confronto ai conciatori e ai tintori – né nell’industria alimentare, dove etichette e packaging stampati sono una goccia nell’oceano dei rifiuti creati dall’agricoltura animale o dall’industria plastica. Ma c’è comunque molto che gli stampatori possono fare.

I tuoi primi passi

Qual è il primo, più efficace passo che uno stampatore può fare? Debbie McKeegan, FESPA Textile Ambassador, non esita: “Usare la tecnologia digitale. È più sostenibile, in quanto usa il 5% dell’acqua e dell’energia che userebbe una tradizionale linea produttiva. Già di per sé si tratta di un risparmio grandissimo. Il paradigma della stampa in formato digitale è sostenibile nella sostanza. Permette produzioni on-demand e usa pochissime risorse preziose e non genera scarti.

FESPA presenta le tecnologie di stampa on-demand più innovative per superare la sovraproduzione dell’analogico. La stampa on demand può rafforzare l’approccio all’economia circolare, il cui mantra è ridurre-riusare-riciclare. Il Web to Print può aiutare un’azienda a fare passi da gigante verso diversi SDG, soprattutto quelli che riguardano la produzione responsabile, il miglior utilizzo dell’energia e la minor produzione di rifiuti. L’economia circolare è un paradigma che sposta dal modello produrre-usare-gettare che ha caratterizzano l’economia per centinaia di anni. Ridurre la produzione al minimo indispensabile, e solo quando necessario, evita lo spreco di supporti, di inchiostri, di energia e scorte scadute. La tecnologia digitale è in genere più pulita e usa meno energia.

Il riciclo è già un’abitudine naturale per la maggior parte di noi, ma come si può estendere la sua portata? Oltre a carta e cartone, guarda a come potresti riciclare componenti metalliche, tamburi digitali, cartucce d’inchiostro e contenitori. Printer Newman Thomson a Brighton, Inghilterra, utilizza una orgaizzazione non profit per trasformare imballi e pallet in trucioli di legno da utilizzare nei parchi gioco dei bambini. Rapanui, stampatore delle T-shirt Isle of Wight ha progettato il riciclo all’interno del custumer journey: i suoi vestiti di cotone riciclato sono pensati per essere riciclati e I client possono restituirli quando sono usurati e in cambio ricevono un credito sull’acquisto successive. Per quei materiali che non possono essere restituiti all’ambiente, come packaging di plastica e contenitori puoi cercare un riutilizzo in un contesto diverso.

Doughnut economics

Il 'doughnut' dei limiti di giustizia sociale e ambientale

Il ‘doughnut’ dei limiti di giustizia sociale e ambientale

L’economista Kate Raworth recentemente ha reso celebre una “nuova bussola per il 21° secolo”, la teoria dei doughnut economics. Il doughnut combina gli obiettivi di sostenibilità ambientale e giustizia sociale in una singola visione di insieme (vedi immagine sotto). Raworth chiede come possiamo assicurare che nessuno abbia troppo poco delle cose essenziali (abitazione, educazione, sanità, voce in una politica democratica) senza danneggiare ulteriormente i sistemi di supporto vitale del pianeta (inquinamento chimico, perdita di biodiversità, acidificazione dell’oceano). Rispondendo all’opinione che politiche sostenibili nel business o nel governo esasperano la povertà o distruggono le aziende in una ricerca per Oxfam che risale al 2012 Raworth dichiara: “La giustizia sociale impone che questo doppio obiettivo sia raggiunto attraverso una equità globale nell’uso delle risorse naturali molto più grande, dove le più importanti riduzioni devono arrivare dai consumatori dei paesi più ricchi”

Liberarsi dal cinismo

La politica del “non faccio niente” non è più accettabile. E nemmeno “fare per guadagnare” – tagliando le emissioni di carbonio e ottenere certificazioni ambientali per aumentare le vendite- è abbastanza per una base di clienti sempre più motivata, mobilitata e esigente. Le aziende non dovrebbero limitarsi a fare il minimo indispensabile ma essere all’avanguardia e progressiste – i consumatori non si aspettano niente di meno. Il business non dovrebbe vedere se stesso semplicemente come un alimentatore e produttore di rifiuti a scapito delle risorse bensì un collaboratore nella società nel suo insieme, generando, per esempio salari che permettono di vivere. Non è chiaro se applicare politiche sostenibili e mirare a raggiungere tutti i 17 SDG non abbia un costo per il business – gli SDG incoraggiano la crescita economica, ma con più equità. Le più importanti multinazionali, come Unilever, hanno messo l’economia circolare al centro dell’etica aziendale: non solo ha rimosso la plastica dalla sua catena produttiva di packaging  ma sta anche cercando di promuovere il riuso e la ricarica dei contenitori dei suoi prodotti di cura per la pelle. Altre grandi aziende, come le corazzate, fanno fatica a cambiare rotta più rapidamente e la stessa Unilever, nonostante la spinta, lo scorso anno non è riuscita a incontrare gli obiettivi di riduzione dei rifiuti che si era proposta. Tuttavia la aziende più piccole e più agili hanno l’opportunità di dare l’esempio e rubare il primo posto alle corporation più grandi. Invece di inibire i profitti, la sostenibilità li accresce grazie alla riduzione dei costi di produzione e di smaltimento dei rifiuti. E, ancora più importante, i benefici di essere più snelli e più verdi abbracciano tutta la società.

*Fonti: Questo articolo è stato prodotto da FESPA  per il suo Club FESPA Online Portal. È stato tradotto da FESPA Italia e se hai domande in merito al suo contenuto puoi contattare la Segreteria. Questa traduzione si basa sull’interpretazione di FESPA Italia. Club FESPA Online Portal propone contenuti prodotti da esperti in stampa digitale e serigrafica che sono associati a FESPA con lo scopo di offrire informazioni pratiche, coinvolgenti e utili per contribuire allo sviluppo del business. Parla di business insight, professionisti della stampa, consigli su “come fare”, tenendo sempre lo sguardo verso il futuro. Per maggiori informazioni su come diventare un socio FESPA, puoi scrivere  https://www.fespa.com/en/become-a-member/club-fespa-online-portal